In occasione della pubblicazione dell’Issue 1, 2022 di Glocalism, Journal of Cultures, Politics and Innovation, con il sostegno di Fondazione Cariplo, e del volume “Supersocietà. Ha ancora senso scommettere sulla libertà?” edito da “Il Mulino”, l’Università degli Studi di Milano in collaborazione con Globus et Locus ha organizzato il Seminario di Studi “La glocalizzazione delle tecnoculture (Milano e il Mondo)”. L’evento si è tenuto lunedì 5 dicembre 2022 in Sala Malliani, via Festa del Perdono 7.
Il Presidente di Globus et Locus Piero Bassetti ha aperto l’evento con una riflessione sul temine glocalizzazione, spesso letto come semplice espediente verbale, ma che è invece “espressione di una terza dimensione ontologica in cui globale e locale si fondono generando uno spazio al di fuori dalle categorizzazioni tradizionali”.
Davide Cadeddu, docente dell’Università degli Studi di Milano ed executive editor della rivista Glocalism, ha poi introdotto il dibattito ponendo l’accento sul temine tecnoculture, inteso come utile strumento concettuale per rappresentare un tempo di elevata complessità. “Il riflesso della tecnocultura è così ampio da portare anche alla ridefinizione del concetto di identità.”
Mauro Magatti, docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e autore insieme a Chiara Giaccardi del volume “Supersocietà”, si è focalizzato sui processi di trasformazione multidimensionali che a oggi rendono inadeguate le categorie di organizzazione sociopolitica, generando confusione non solo nei ceti medi-popolari ma anche nell’elite. “Nella storia delle tecnoculture oggi è successo qualcosa che noi tutti facciamo fatica a comprendere (sappiamo di non sapere). Il covid è stato un acceleratore di processi, così come anche la guerra in Ucraina. Siamo in una nuova stagione storica di cui non possediamo ancora le mappe” – ha aggiunto Magatti.
Elia Zaru, ricercatore dell’Università di Bologna e membro dell’editorial staff di Glocalism, ha ripercorso alcuni spunti presenti negli articoli dell’ultimo numero della rivista e ha sottolineato che il concetto di tecnocultura aiuta a vedere come i flussi culturali non si siano interrotti ma siano aumentati dopo la pandemia.
Francesco Samorè, Segretario Generale della Fondazione Giannino Bassetti, ha concluso interrogando i presenti su quale fosse il set di saperi a cui affidare i poteri che organizzeranno il mondo del futuro. “Le società tecnologiche producono fenomeni che le istituzioni esistenti non sono pronte a fronteggiare. Nel libro di Magatti ritorna il concetto di una sorta di disarmo dell’individuo di oggi di fronte a queste transizioni così forti.
Il Presidente Bassetti nel concludere il seminario, ha ringraziato i relatori e i soggetti promotori dell’iniziativa, invitando gli studiosi presenti a portare avanti e sviluppare i temi innovativi discussi durante l’incontro.